Sant’Antonio Abate si festeggia il 17 gennaio, accendendo un grande falò sul sagrato della chiesa dedicata al santo. Proprio qui, durante la mattinata, avviene la benedizione degli animali. La festa, tra le più amate dai campobassani, richiama nello storico quartiere un gran numero di persone che si affollano attorno al grande fuoco, partecipano ai canti popolari e alle “maitunate” e mangiano i piatti della tradizione.
Il 17 gennaio è il primo giorno di carnevale e così come in moltissimi luoghi d’Italia anche a Campobasso si festeggia accendendo un grande falò, sul sagrato della chiesa dedicata a Sant’Antonio abate.
Proprio in questo luogo durante la mattinata, avviene la benedizione degli animali. Sant’Antonio, infatti, spesso raffigurato con un maialino, è il protettore degli animali domestici e da cortile.
La festa, tra le più amate dai campobassani, richiama nello storico quartiere un gran numero di persone che si affollano attorno al grande fuoco, partecipano ai canti popolari e alle “maitunate” e mangiano i piatti della tradizione. In ogni casa, infatti, Sant’Antonio viene festeggiato anche a tavola dove non possono mancare cavatelli con il sugo di carne di maiale (ovvero una pasta fatta in casa con semola di grano duro, cavata a mano, condita con sugo in cui sono cotte le “tracchiulelle”, le costolette di maiale).
Da molti anni ormai, nei locali della parrocchia, gruppi di volontari, in particolare gli scout, preparano i cavatelli al sugo, le fave lesse e la salsiccia arrosto, tutto accompagnato da buon vino rosso.
Tra le specialità culinarie, tipiche della tradizione campobassana, c’è anche l’abatina (prodotto a marchio De.Co.), una salsiccia dalla forma schiacciata condita con aromi particolari che deve il suo nome al sacerdote – l’«abate» appunto – che all’inizio del ‘900 era parroco della chiesa e che amava molto questa ricetta.
Non può poi mancare una visita alla statua del Santo che, dopo la processione per le strade del quartiere, viene esposta all’interno della chiesa.
In passato durante il giorno si tenevano anche gare di corsa con i cavalli che per l’occasione venivano bardati e decorati. Inoltre pare che uno dei piatti consumati durante il giorno fosse il gallo con la bietola. Un antico proverbio, infatti, recita «’N Sant’Antuone le jete che ru ‘alle, ‘n Sant Paule checoccia e farenata» ovvero che nel giorno di Sant’Antonio si mangiano le bietole con il gallo e a San Paolo la zucca con la polenta.
Da marzo 2021 il Comune di Campobasso ha costituito, assieme a molte altre comunità, la “Rete Italiana per la Salvaguardia e Valorizzazione delle Feste di Sant’Antonio Abate”. Il Protocollo di Intesa è stato sottoscritto dalle Comunità patrimoniali di Campobasso, Collelongo (L’Aquila), Fara Filiorum Petri (Chieti), Macerata Campania (Caserta), Novara di Sicilia (Messina), Novoli (Lecce), Pedara (Catania) e San Mauro Forte (Matera).